Il Maliardo (commedia in tre atti, 1985)

Difficile sottrarsi al fascino di Diego, seduttore per vocazione e disinvolto amico dei mariti delle sue amanti. Tutto sembra filare liscio fino a quando non conosce Eva.

 

 
 

Personaggi 

Diego Donati
Ettore Solmi, amico di Diego
Luigi Bensi, amico di Diego
Marco Villa, amico di Diego
Roberto Drigo, amico di Diego
Elsa Greco
Marianne
Paola Bensi, moglie di Luigi
Claudia Fornai, ex moglie di Ettore
Eva


L'azione si svolge in una grande città del Nord Italia ai giorni nostri.

Atto primo

Scena I

(Soggiorno modernissimo e sofisticato di una casa di città. La porta d'ingresso è su un soppalco sul fondo a sinistra. Sotto al soppalco la porta della camera da letto, a destra quella della cucina. Una grande statua di fianco alla porta della camera da letto). 

(una chiave gira nella toppa della porta d'ingresso. Entrano Diego e Marco).

M – (mentre Diego lo precede scendendo i gradini) Capisci, allora? Io quel tipo di lavoro lo faccio anche volentieri ma sono stufo di rimetterci sempre, di passare la mia vita a contare quelli che mi hanno fregato, non mi bastano più neanche le dita dei piedi, ormai…(intanto Diego è sceso, si è tolto il soprabito, si allenta il nodo della cravatta, butta  i giornali che aveva sotto il braccio su un divano)…ma mi stai a sentire o no?

D. –Ma certo, continua…(intanto comincia ad aprire la posta).

M. – Allora ho pensato che forse tu potresti darmi una mano, forse hai bisogno di un socio disegnatore (passeggia). Almeno se sto per prendermi qualche fregatura ci sarà qualcuno che se accorge prima di me…tu lo sai come lavoro…

(aspetta una risposta che non viene. Diego è intento a leggere una lettera con un mezzo sorriso).

D. –(ripiegando la lettera) Pazza, è proprio pazza…coma dicevi?

M. –(paziente) Ti stavo chiedendo se ti serve un disegnatore, cioè io, in  studio. e ti stavo anche spiegando che sono stufo del mio socio che continua a rubarmi le idee. Meno male che non sono sposato altrimenti mi porterebbe via anche la moglie. Credo sia cleptomane..

D. – (continua a sfogliare le buste) Certo che ti prendo, scegliti la scrivania che vuoi e non rompere per qualche giorno. Poi vedremo…(guarda l'orologio) Adesso scusami ma devo cambiarmi. Ho un appuntamento per cena.

M. –  Me ne vado subito. (ammicca) Scommetto che è con una donna.

D. – E con chi, se no?

M. – (sospira)  Beato te, non te ne scappa una. Ma cosa gli fai tu alle donne? Basta dire "Diego" e si illuminano tutte come alberi di Natale.

D. – E' una questione di spina (mima con le mani) Io inserisco la mia con il voltaggio giusto in quelle adorabili prese di corrente e…

M. – Lascia perdere, quello sono capace di farlo anch'io, per fortuna. E' il resto, quello che ci metti intorno che ti fa sempre ottenere…

D. – Il corto circuito, bravo. (compiaciuto) Altrimenti come farebbero ad avere tutte quelle leggere scottature sulla pelle a forma di "D" che mi fanno  ricordare, cercare di nuovo, amare per sempre? Gli altri uomini passano, io resto. Transitare nel mio letto è come beccarsi la varicella. un segnetto rimane sempre, piccolo ma indelebile.

M. – Anche questo ti doveva capitare…sei un uomo di successo, non hai problemi di nessun genere e le donne ti fioriscono intorno come rose appena concimate.

D. – Appunto, adesso levati dai piedi, altrimenti i l mio fiorellino arriva e io sono ancora indietro con i preparativi.

M. – (interessato) Ma la aspetti qui? E la cena?

D. – Sta a sentire lo zio Diego e impara (gli passa un braccio intorno alle spalle). A portarle al ristorante sono capaci tutti, ormai è superato, ordinario. Invece io le faccio venire qui e con le mie mani amororse un po' le accarezzzo e un po' le sfamo con tenera raffinatezza. Basta con la brutalità, con l'aggressione a vestiti e collant dopo averle intontite con vini strani e intrugli di cuochi modaioli! Qui invece è tutto buono, delicato, paziente…le accolgo con  lumi di candela e profumi deliziosi, sussurro dolcezze mentre servo piatti squisiti che si adagiano in quei pancini tiepidi praparando spirito e corpo alla seconda parte della serata…( si gira verso M. che ha ascoltato con aria estasiata) Capito?

M. – ( si riscuote) Sì sì…che bello! (sospira)

D. – (battendogli una mano sulla spalla)  Vai, caro e custodisci in te queste perle di saggezza che ti ho testè donato…(M. continua a guardalo in adorazione) E vai, no?

M. – Subito…ma chi è stasera?

D. – ( accompagnandolo alla porta) Una delle tante…

M. – E cosa prepari per cena?

D. – Niente, se non sparisci subito. Poi te lo racconto. Ti aspetto lunedì in studio.

M. – Ci sarò…e buona serata.

D. – Guai se non lo fosse!

(M. esce e D. chiude la porta e scende).

 

 
   
   
   
   
   
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