Il Moglio (commedia in tre atti, 1982)

Alberto è un tranquillo insegnante di scuola, sua moglie Adelaide una manager di successo. I ruoli ribaltati non sembrano creare problemi alla coppia ma un imprevisto porta a galla verità insospettate.

 

 
 

Personaggi

Alberto Rinaldi
Adelaide Rinaldi, moglie di Alberto
Stefano Ambra, amico di Alberto
Renata Ambra,  moglie di Stefano
Giustina, colf di casa Rinaldi
Enrico Monti, amico di Alberto
Fabrizia Monti, moglie di Enrico
Ermine Cantori
Riccardo Guerra
Daniela Fioravanti
Marina Stocco
Paola Serafini

  

L'azione si svolge in una grande città del Nord Italia ai giorni nostri.

 

Atto Primo

Scena I

(Interno di un soggiorno arredato modernamente. Divani e poltrone sparsi ovunque. Sul fondo pochi gradini salgono verso un soppalco che funge da  zona studio con scrivania, poltrona, telefono e libreria. Due porte, quella d'ingresso sulla sinistra, quella di servizio sulla destra. L'insieme è elegante ma un po' freddo).

(Si apre la porta di sinistra, entra Giustina che si fa da parte tenendo il battente spalancato)


G. – Prego signori, si accomodino.

(Entra Stefano Ambra seguito da Renata, entrambi sono vestiti in modo sobrio).

St. – Grazie…(avanza di pochi passi mentre R. si ferma fra lui e G. cincischiando nervosa  il manico della borsa).

St. – (a G.) La signora sarà qui a momenti…(comincia  a sfilarsi il soprabito) Ha detto di prepararle il bagno e una vestaglia… (a R. con una punta d'impazienza) Coraggio cara, togliti il soprabito, no?

R. – (si affretta a ubbidire con un sorriso timido di scusa) Certo,  scusa…(esegue)…ecco (a G.) tenga.

G.  – (prendendo i soprabiti) I signori desiderano qualcosa mentre aspettano?

St. – (avviandosi verso una poltrona e sedendosi, mentre R. lo imita mettendosi in una angolo del divano, tirandosi la gonna sulle ginocchia unite e restando rigida) No, grazie, pensi al bagno della signora.

G. –  Certo. Mi chiami, ingegnere, se hanno bisogno.

( G. esce dalla porta di servizio chiudendosela alle spalle)

St. – (a R.) Gran donna la nostra Adelaide! Ma ti ricordi com'era la Giustina quando se la sono portata giù dai monti? Una specie di…capra  muta che distingueva le scarpe di Alberto da quelle di Adelaide annusandole ( arriccia il naso)!

R. – (accenna un piccolo gesto di stizza) Ma Stefano!

St. – (fa spallucce con noncuranza) Nessuno ci sente e poi è vero, tutto quello che Adelaide tocca migliora  subito…ma era già così quando eravate compagne di scuola?

R. – (sembra rilassarsi e comincia a parlare con entusiasmo) Oh sì, era brava in tutto, sempre perfetta, mai un bisticcio, mai un torto…era l'idolo della classe.

St. – (si alza e comincia a passeggiare)  Che fenomeno! Oggi appena scesa dall'aereo non ci ha messo più di due minuti a farsi ubbidire da tutti, con il suo sorriso più adorabile mi ha fatto diventare il suo facchino, tu sei corsa in farmacia a comprarle l'aspirina, ha presentato alla sua segretaria un tizio che era seduto vicino a lei e che sa tutto sugli emirati arabi e durante il viaggio è riuscita a convicerlo di prerararle un progetto di consulenza commerciale. Insomma, ha programmato le prossime ore delle vite di un sacco di gente e tutti l'hanno ringraziata riconoscenti. Noi per primi. Come se stare in aereoporto per quasi tutto il pomeriggio ad aspettarla fosse il più grande piacere che lei ci poteva fare.

R. – (vivacemente) Non mi dire che ti secca!

St. – Figurati, tanto ormai ci siamo abituati, no?

R. – (ridendo) Come chi?

St. e R. – (insieme) Come Alberto!

St. – Eh, povero Alberto…

R. – Perché povero?

St. – Credo che anche i numeri che insegna a scuola ubbidiscano alle leggi di Adelaide!

(Voci confuse fuori scena, si apre la porta d'ingresso e Adelaide entra).

 

 
   
   
   
   
   
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